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Cast
  • Daniel Day-Lewis
  • Vicky Krieps
Produzione
  • Focus Features

Phantom Thread (Il filo nascosto) (2018)

Regia

Paul Thomas Anderson

Trama

Il filo nascosto è un film allo stesso tempo semplice e difficoltoso, come è ormai consuetudine nell'opera di P.T. Anderson. Semplice la storia (si tratta di una riproposizione del rapporto Grande Personaggio/Donna debole devota e innamorata che si dirige verso un capovolgimento di forze quasi sado/masochistico) e semplice lo svolgimento con il regista sempre accurato nella riproposizione di un ambiente, di un periodo storico e di una tipologia di personaggi (lo era la scientology di "The Master" così come gli Stati Uniti di inizio '900 e la nascita dei selfmade man ne "Il petroliere", così come lo è l'ambiente della moda londinese in questo film).

Ma se uno si lascia trascinare dall'apparente semplicità espositiva dei film di Anderson rischia sempre di trovarsi di fronte a un racconto troppo lungo e tendenzialmente a rischio noia. Quello che è più difficile da cogliere è la forma, la densità delle immagini, la capacità di Anderson di acchiapparti gentilmente e trascinarti verso il lato dark del comportamento umano. Se lo spettatore non si lascia scivolare via il film ma riesce a cogliere la potenza dei primi piani "bergmaniani", la precisa gestione degli attori e la cura dei dettagli della recitazione, la densità della gestione del materiale filmico, allora la grandezza del regista non può non essere colta e non può non trascinarvi dentro al mondo rappresentato, dentro all'animo umano esplorato, dentro la materializzazione dei sentimenti umani tanto devastanti quanto trattenuti.

Bisogna imparare a vivere un film, a vedere quello che si guarda. Il cinema non è solo il racconto di una storia. Dico questo nel cinquantenario dell'uscita di "2001 odissea nello spazio" un film esemplare da questo punto di vista. Un capolavoro riconosciuto, la vera svolta cinematografica verso l'era moderna (altro che Star wars...), ma anche un film che nessuno ha il coraggio di non definire "una grande opera" ma anche un film che la metà degli spettatori non ha capito. E per capito non intendo il senso della storia, non ne ha capito la grandezza cinematografica. Il rischio che corre, ahimé, l'opera di Anderson (anche se quest'ultimo non può avere pretese di aprire alcuna nuova via verso un cinema nuovo...) è lo stesso: diventare un apprezzato autore di opere incomprese.

VOGUE primeggia nel product placement come rivista di riferimento della moda dell'epoca come lo è per quella odierna. Un film "in costume" che riesce comunque a proporre anche un'insegna della SHELL.

 

Trama a cura della redazione di

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