Annoverare Serge Bozon tra i nuovi registi del cinema francese forse non ha molto senso visto che il suo primo lungometraggio è stato girato nel 1998 (ma era molto giovane, aveva solo ventisei anni). Però da allora è riuscito a completare solo altri due film prima di questo con la media di circa uno ogni cinque anni. Vista l’età paragonabile a quella di molti esordienti (nel 2013, anno di Tip Top ne aveva solo 41) e sperando possa lavorare con più frequenza, possiamo quindi permetterci di metterlo tra questi.

Critico cinematografico, attore di molti film e marito di Axelle Ropert (anch’essa critica e regista e con lui autrice del film in fase di sceneggiatura), si rivela curioso e anticonvenzionale quando prende in mano la macchina da presa.

Tip Top è uno strano miscuglio di noir, commedia grottesca e politica. Ambientato a Villeneuve, paesino vicino a Lille con molta immigrazione algerina (anche se girato tra Belgio e Lussemburgo), si svolge durante le manifestazioni della primavera araba che fanno da sottofondo alla vicenda. E’ una specie di Fargo girato da Vecchiali per dare un’idea.

L’omicidio di un informatore della polizia vede entrare in scena le due poliziotte (“polizia della polizia”) incaricate di indagare sul distretto da cui dipende Mendes, l’anticonvenzionale sbirro che aveva in carico l’informatore morto, per capire il ruolo dei colleghi e dei superiori in questa misteriosa morte. Le due poliziotte sono Isabelle Huppert e Sandrine Kiberlain, i cui personaggi sono entrambi noti per le loro bizzarre abitudini sessuali, la prima, Esther, è una violenta sadomaso che ama fare a pugni e prendersi a martellate con il marito, la seconda, Sally, già allontanata dal servizio per “comportamento privato incompatibile con l’etica della polizia”, è una perversa voyeuse. Sotto la scorza di normalità che mettono in mostra (sembrano tutto meno che quelle cazzute indagatrici che invece si riveleranno essere) vi sono questi comportamenti al di là della convenzione ma che non sono nulla rispetto al giro di droga, corruzione e assassini che scopriranno all’interno della polizia e nella comunità algerina.

Girato con gusto irriverente e divertito ma con la giusta dose di durezza dovuta anche ad un montaggio e un découpage antinaturalistici che guardano alla tradizione autoriale francese.

Una piccola rivelazione passata sotto tono a Cannes ma riconosciuta da alcune riviste transalpine che hanno messo il film tra i migliori dell’anno 2013.

Tra le scene cult sicuramente da segnalare quella del rapporto sadomaso tra la Huppert (che coraggiosamente passati i sessanta accetta questo ruolo e poi anche quello di Elle di Verhoeven quest’anno) e un divertente e divertito Samy Naceri, ma soprattutto quelle delle conseguenze lasciate dalla notte d’amore con una ferita sopra il naso di Esther che con la lingua cattura le gocce di sangue da lì stillate, esilaranti.

Le immagini della rivolta dei giovani algerini vengono fornite da GRANDLILLE.TV tramite televisori HAIER e sono solo i primi product placement del film, in cui troviamo anche il telefonino HTC (ma la citazione anche di SAMSUNG definito però marca adatta alle persone anziane…), la PEPSI pubblicizzata in un orologio davanti al quale Ayem Saidi si esibisce in una divertente scena di ballo solitario, e poi LONSDALE, ADIDAS, pc DELL, COLGATE. Le auto sono VOLKSWAGEN e VOLVO mentre ERIC BOMPARD cashmer appare come pubblicità alle spalle di una coppia di pattinatori in tv. Casuale?