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Cast
  • Luca Barbareschi
  • Claudia Gerini
Produzione
  • Casanova Multimedia

Dolceroma (2019)

Regia

Fabio Resinaro

Trama

Se l'intento di Fabio Resinato (al secondo film dopo l'apprezzato Mine) era quello, con Dolceroma, di fare i baffi al cinema italiano (come nel finale avviene all'icona della commedia all'italiana, la statua di Alberto Sordi) e quindi di fare uno sfregio surrealista al panorama cinematografico nostrano, ebbene la sua opera è una clamorosa occasione mancata.

Iniziando come un metafilm sulla produzione cinematografica romana (il protagonista si introduce con una voice over ormai copyright negativo del nostro cinema) che vede lo scrittore Andrea Serrano passare dal lavoro di "sciacquacadaveri"  con guai con la camorra alla realizzazione del sogno di approdare al cinema come sceneggiatore tramite la figura del produttore Oscar Martello, si trasforma invece che in una graffiante parabola con bersaglio ben preciso (i personaggi che decidono le sorti del cinema in Italia) in un guazzabuglio di generi e deviazioni inutili di sceneggiatura da risultare un pastrocchio a tratti perfino irritante.

Quando la realizzazione del film nel film, quello voluto da Serrano, nelle mani di un ambizioso ma pessimo regista risulta invendibile, Martello, senza scrupoli, decide di crearne un caso nazionale inscenando un rapimento dell'attrice principale da parte della camorra "infastidita" dalla scomodità del film stesso per riuscire poi a venderlo.

Da questo momento incontriamo tre camorristi che sembrano la versione comica dei protagonisti ci Camorra, un commissario (Francesco Montanari) macchietta con le sue inutili paturnie sentimentali, una deriva noir imbarazzante e una parentesi da commedia sentimentale (con protagonisti Lorenzo Richelmy e Valentina Bellé) che trova il culmine trash in una scena di sesso con estetica da Playboy Television. Se poi ci mettiamo che Richelmy "angelo del male" è insipido e manca di magnetismo (sembra uno dei protagonisti dei thrilleracci italiani post-Sotto il vestito niente), raggiungiamo il top dell'inconsistenza. Per tutto il film non si capisce mai dove finiscono le intenzioni satiriche e iniziano quelle di una riflessione "seria". Non parliamo poi del finale con pretese da "Insoliti sospetti" e duello con katana tra Serrano e Martello in mezzo alle fiamme con effetti digitali inguardabili e pathos action che neppure il peggior Ron Howard saprebbe ricreare.

Si salvano solo le buone intenzioni di critica di un ambiente (di cui restano poche tracce), l'Oscar Martello di Luca Barbareschi che meriterebbe fosse ritagliato dal film e inserito in un'opera migliore, la scena realmente cult e da lei fortemente voluta (anche se oltre i limiti del kitsch come quella gemella nel finale in cui ad essere nudo è Richelmy) della Gerini che esce completamente nuda da una vasca di miele e poco altro.

Coca Cola e Starbucks tra il product placement insieme a Mercedes. Orribile invece la frase di Serrano durante il duello finale in risponde a Martello che gli chiede dove ha imparato a combattere: "ho imparato guardando Youtube"

 

Trama a cura della redazione di

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