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Cast
  • Andy Apollo
  • Pip Carter
  • Dean-Charles Chapman
  • Benedict Cumberbatch
  • Colin Firth
  • George MacKay
  • Daniel Mays
  • Andrew Scott
  • Paul Tinto
Produzione
  • Amblin Entertainment
  • DreamWorks Pictures
  • Reliance Entertainment
  • Canadian Film Development Corporation (CFDC)
  • British Film Institute (BFI)

1917 (2020)

Regia

Sam Mendes

Trama

La grande guerra di Joe Sacco racconta la terrificante battaglia della Somme della prima guerra mondiale in un'unica lunga striscia di 7 metri unendo 24 tavole di disegni in sequenza rifacendosi all’analoga, antica, costruzione dell’arazzo di Bayeux.

Sam Mendes in 1917, film candidato all’Oscar e suo maggior pretendente sulla carta, compie un’operazione simile per il cinema. Un unico lungo piano sequenza (in verità vari messi insieme per far credere che sia uno unico, proprio come le tavole unite di Sacco) per raccontare una parte della stessa guerra, in un periodo successivo proprio alla rovinosa battaglia illustrata dall’autore della graphic novel citata; in un viaggio che racconta vari episodi intimi (la paura di morire), epici (l’eroe, inconsapevole, che deve salvare i commilitoni), avventurosi (la caduta nelle acque tormentose), desolanti (il rifugio tra le rovine), teneri (la solidarietà con la ragazza e la bambina), dolorosi (la morte dell’amico), orrorifici (le carni lacerate), guerreschi (le bombe, gli scontri a fuoco) uniti da questa lunga carrellata (sia falsa o vera non ha nessuna importanza per il risultato finale) fisica e metafisica allo stesso tempo. Certo, un film girato tutto in un unico piano sequenza non è certo una novità ed è anche una dimostrazione di esibizionismo tecnico un po’ da bullo che ottiene però i suoi frutti (già Birdman ha vinto probabilmente per questo l’Oscar qualche anno fa); ma qui la sequenza non è virtuosistica e ariosa, verticale e acrobatica come nel film di Inarritu, è orizzontale, pesantemente ancorata al terreno, a tratti addirittura sotterranea e ottiene ciò che si propone, condurre due ragazzi verso l’incerto in un viaggio senza possibilità di arresto se non la morte o la fine del viaggio stesso.

Strutturato come uno spartito musicale che inizia agitato tra il fango delle trincee inglesi in cui i due apprendono della loro missione verso altre trincee dove 1600 soldati come loro di altre compagnie stanno per attaccare, all’alba del giorno dopo, i nemici tedeschi in terra di Francia credendo in una facile vittoria. I nostri due protagonisti vengono scelti per camminare quei  15 pericolosi km che separano i due fronti per fermare quell’attacco che significherebbe massacro perché si è saputo che è una trappola dei nemici. Inizia il viaggio e il ritmo si fa lento e lentissimo fino all’impennata acustica e al “grave” del dramma che si compie a circa metà film. Poi dopo pausa ricomincia un ritmo più veloce, poi agitato perché il tempo corre e la missione rischia di saltare e si fa frenetico fino al roboante finale.

Tutta la prima parte del viaggio a due è meravigliosa per compattezza narrativa e visiva e per la giustezza dei due interpreti dispersi alla ricerca del loro futuro incerto tra campi, rovine, trincee abbandonate. Poi vi è una svolta quando il Lance Corporal Schofield in pratica resuscita trovandosi in mezzo a rovine di una città tra rosse fiammate di guerra, una visione talmente impattante e “costruita” da farci capire che l’ego di Mendes comincia ad imporsi trascinando il film verso l’enfatico e il non necessario. Fino all’incontro folgorante con quel gran pezzo di bastardo di Benedict Cumberbatch che in un apparizione di poco più di un minuto si mangia tutto il film.

No product placement.


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