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Cast
  • Will Ferrell
  • Mary Steenburgen
Produzione
  • Columbia

Step Brothers (Fratellastri a 40 anni) (2008)

Regia

Adam McKay

Trama

Produttore di questo “Fratellastri a 40 anni” (bruttissimo titolo italiano di “Step Brothers” e fatto unicamente per sfruttare il 40 che diventa dopo “40 anni vergine” il segno distintivo in Italia dei film Apatow), Judd Apatow a poco a che farci. Non partecipa ne alla scrittura ne alla regia e il suo stile viene trasformato in una demenzialità insopportabile (in questo senso il termine demenziale è negativo).

A condurre il gioco Adam McKay fiancheggiatore del Frat Pack, già autore di “Anchorman” (poi con svolta clamorosa lo ritroviamo ai nostri giorni come regista di un insospettabile “Vice”) che assieme ai due protagonisti Will Ferrell e John C. Reilly dà vita a questa storia di adulti mai cresciuti che vivono ancora con i loro genitori (uno con la madre divorziata, l’altro col padre vedovo) nonostante ormai abbiano 40 anni, e nel momento in cui i loro anziani si trovano, amano e sposano, sono costretti a lasciare la loro inutile e disordinata esistenza solitaria per convivere come fratellastri. All’inizio si odiano, distruggono la casa, si picchiano. Poi al momento dell’ultimatum dei genitori, o crescete e trovate da lavorare diventando indipendenti o comunque vi cacciamo via di casa, fanno comunella e diventano sodali tirando fuori le poche qualità che hanno (uno è un buon batterista, l’altro un potenziale grande cantante).

Lo spunto non è male, i personaggi di contorno azzeccati (il fratello del personaggio di Ferrell insopportabile e pieno di sé e la moglie di lui, schiavizzata e trattata da poveretta dal marito, che si innamora di Reilly praticamente costringendolo al sesso con lei) ma i due protagonisti vanno al di là del sopportabile con i loro atteggiamenti bambineschi, grotteschi e non credibili (ben altro spessore ironico e ben più realistico hanno i corrispettivi protagonisti dei film diretti e scritti da Apatow stesso) alla fine più che strappare il sorriso, i loro atteggiamenti e le loro avventure irritano.

Il lieto fine normale e da aspettarsi in una commedia, seppur dai fini irriverenti come questa, è guastato da un eccesso di moralismo (decisamente una marchetta al politically correct che dice molto su tutta la negatività e sull’ipocrisia dell’operazione) quando Reilly invece di gettarsi definitivamente sulla cognata acquisita, disponibile a lasciare l’orrendo marito, le dice di no perché è sposata!

Adidas, Kawasaki e Mountain Dew appaiono come pubblicità su t-shirt indossate dai pesonaggi del film, modo svelto e poco impegnativo di product placement, mentre Doritos, Pepsi e Lacoste piazzano i loro prodotti.


Trama a cura della redazione di

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