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Produzione
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Friedman-Lewis Production
How to Make a Doll (1968)
Regia
Hershell Gordon Lewis
Trama
Ricordate Le spie vengono dal semifreddo la parodia degli 007 con Franco e Ciccio di Mario Bava? Si trattava di un film in cui il Dr. Goldfoot interpretato da Vincent Price creava donne-robot “esplosive” in tutti i sensi per scatenare il finimondo. Ebbene era questo il seguito (coproduzione con gli Stati Uniti il cui titolo internazionale era Dr. Goldfoot & the girlbombs) del film Dr. Goldfoot and the bikini machine commedia con venature fantascientifiche di Norman Taurog (in Italia Dr. Goldfoot e il nostro agente 00¼).
Ebbene, Lewis sempre “sul pezzo” ne fa la sua versione che si intitola How to make a doll in cui lo sfigatissimo professor Percy (il classico insegnante tutto casa e matematica con studenti che lo scherniscono, madre oppressiva e imbranatissimo, quello che uscendo di casa si chiude la cravatta nella porta insomma…) decide di prendersi una rivalsa sul genere femminile creando donne-androide con cui fare sesso per venirne poi sopraffatto e ricercare l’amore in una donna con le sue stesse caratteristiche di… imbranataggine.
Lanciato come film pieno di sesso (“Beautiful Voluptuous Robots Programmed For One Purpose: Sex! Sex! Sex”) in realtà presenta solo donne in bikini e qualche bacio, nulla più. Come scrive l’appassionato cultore di Lewis, Christopher Wayne Curry, nel suo “Taste of blood, The films of Herschell Gordon Lewis” (Creation Books International, 1999): “How to make a doll è un nudie-cutie SENZA nudità. E’ un film di fantascienza SENZA scienza. E’ una commedia SENZA humor. E’ una triste realtà che il film non concede nulla di quello che la pubblicità prometteva. E’ un film exploitation nel più puro dei significati”.
In pratica una noia assoluta con un finale, aggiungiamo, da commedia romantica SENZA romanticismo. Si salva solo qualche scena flou con un senso del colore e dell’immagine degni di miglior prodotto.
Da ricordare quale product placement l’auto utilizzata dal protagonista, la mitica BMW ISETTA, usata nel film solo per rendere ancor più ridicolo il personaggio e, naturalmente, l’IBM marca di tutti i computer con cui il nostro crea le sue donnine.
Trama a cura della redazione di
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