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Cast
  • Maja Ostaszewska
Produzione
  • Canal + poland

Zielona granica (Green Border) (2023)

Regia

Agnieszka Holland

Trama

E' vero che il film Green border di Agnieszka Holland è un film a tesi (in soldoni il modo assai differente in cui il governo polacco ha affrontato il problema dell'immigrazione a seconda se si trattava di siriani e afghani o di ucraini, i primi vessati, cacciati e lasciati morire al confine, i secondi ben accolti e ospitati) ma non è un saggio, è cinema a tutti gli effetti.

La regista che già in passato si è dimostrata capace di un cinema dalla resa visiva potente (purtroppo non sempre, spesso è caduta nel leziosismo, ma non è questo il caso) ci mostra una vicenda drammatica non dimenticando la necessità narrativa e le regole del buon cinema. 

L'inizio è a colori su una distesa di verde vegetazione ma dura pochi secondi perché poi diventa un bianco e nero sporco per illustrare una vicenda di dramma, sofferenza e morte che vede protagonista una famiglia di siriani in fuga dalla guerra e una donna afghana in cerca di asilo politico per una libertà di donna che i talebani non le permettono. Il gruppetto formato da un vecchio, il figlio e la nuora, tre bambini e la donna afghana, sta cercando di arrivare in Europa, terra di libertà e giustizia (!?). La famiglia in particolare vorrebbe passare il confine tra Bielorussia e Polonia per poi esser raggiunta da un parente che li dovrebbe portare con lui in Svezia. Una volta passato il confine (grazie alla corruzione "costosa" di alcuni soldati bielorussi) però vengono accolti malissimo dalle guardie di frontiera polacche che li picchiano e li rimandano oltre il confine. Vengono sballottati da una parte all'altra del green border mentre vengono derubati, vessati, uccisi (il vecchio) e lasciati morire in una palude (uno dei bambini).

La Holland intelligentemente ci mostra l'avanzare della drammatica vicenda con una visione da varie parti; prima da quella dei migranti, poi da quella delle guardie polacche ("gli emigranti sono armi usate dai russi per invaderci"), da quella di un poliziotto che ha una moglie in procinto di partorire e per questo non riesce a picchiare donne e bambini, da quella di un gruppo di attivisti (che nel caso dei rifugiati mediorientali sono considerati alla stregua di terroristi, nel caso dei rifugiati ucraini una forza umanitaria...) e, infine, da quello di una "normale" psicologa che davanti a questi orrori non può non intervenire in aiuto a quei poveracci.

Green border dimostra come il cinema sia un potente mezzo per mostrare la realtà e dare concretezza a tanti discorsi dimostrando chi veramente sono gli "invasori" tanto temuti (vecchi, donne e bambini per lo più) e facendo vedere cosa significa quando si parla di sofferenza e morte di queste persone. Purtroppo il rischio è che un film come questo, assolutamente necessario, sia visto solo da chi già ha capito il problema... (voto 7)

Gli emigrati arrivano in Bielorussia con un volo della Turkisline e in una scena vi è una evidente pubblicità della Coca Cola. Le brand di auto invece sono troppe e troppo diverse per poterne individuare un vero product placement.

STEFANO BARBACINI
 

Trama a cura della redazione di

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