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Cast
- Woody Allen
- John Buckwalter
- Mia Farrow
- Paul Nevens
Produzione
-
Orion Pictures Corporation
Zelig (1983)
Regia
Woody Allen
Trama
Di ben altro spessore e tutt’ora non solo godibile, ma addirittura ancora più apprezzabile perché a distanza di quarant’anni se ne comprendono le trovate anticipatrici, è Zelig (1983). Non che allora non abbia avuto successo, ne ebbe talmente tanto che il titolo e il nome del personaggio, creato ed interpretato da Woody Allen, sono diventati una parola di uso comune e riconosciuta nei dizionari: Zelig, Individuo dalla personalità multipla, che assimila le caratteristiche dell'ambiente in cui di volta in volta si trova. (Oxford Languages). Ma rivisto oggi, l’epopea di Leonard Zelig che si immedesima nei contesti e con le persone con cui si trova cambiando fisicità e personalità (diventa rabbino con i rabbini, colored con i colored, orientale con gli orientali, pellerossa con i pellerossa ecc…), ne mostra la capacità di precorritore dei tempi, ad esempio anticipando tutti i mockumentary che sono stati girati dopo e che ultimamente sono diventati un vero e proprio genere, oppure modificando fotografie e video prima dell’avvento del digitale e, soprattutto, dell’intelligenza artificiale. Allo stesso tempo è capace di omaggiare tutto ciò che c’è stato prima di lui, ovvero il cinema e la società degli anni ’20 coinvolgendo nell’operazione di grandissima abilità e intelligenza anche personalità di spicco che si sono concesse alla macchina cinematografica del regista (Susan Sontag, Irving Howe, Saul Bellow, Bruno Bettelheim, John Morton Blum ecc.). Inoltre riesce a dare una visione della società americana con sarcasmo e lucidità. Un’opinione pubblica capace di volta in volta di odiare, sfruttare, esaltare, idolatrare e di nuovo denigrare per poi ritornare ad incensare Zelig, così come ogni personaggio pubblico negli anni ’20, come negli anni ’80 e come oggi (vedi ad esempio il caso di Trump, colpevole e innocente a seconda se è eletto o non eletto). Ancora Mia Farrow, che interpreta la dottoressa Fletcher che guarisce e poi impalma Zelig, è la coprotagonista e, prendendo sempre dall’articolo di Emanuela Martini sopra citato, ha “un viso che cattura la luce e la riflette, un erotismo incancellabile anche quando nascosto dietro agli occhiali e i tailleur severi della dottoressa Eudora Fletcher”. Scriveva Kezich nella recensione al film raccolta in Il film ’80 (Oscar Mondadori): “Tutto il film è giocato sulla mescolanza di scene vere che sembrano finte e scene finte che sembrano vere, in una ricerca maniacale dell’effetto da <<Movietone>> d’epoca. E’ un <<conte phylosophique>> in cui l’intelligenza ha la meglio sul divertimento, il disagio prevale sulla risata (…) Zelig è già maturo per essere accolto nella storia del cinema Usa come un piccolo classico”. Facile profezia da parte dell’importante critico cinematografico del tempo. (voto 8) Zelig in una delle sue trasformazioni è testimonial per le Camel e per i capi Pendleton (abile product placement) e in un filmato in cui il nostro fa boxe non si può non notare Everlast.
Trama a cura della redazione di
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