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Cast
- Stefano Abbati
- Francesco Acquaroli
- Paolo Calabresi
- Roberto Citran
- Elio Germano
- Andrea Pennacchi
Produzione
Berlinguer, la grande ambizione (2024)
Regia
Andrea Segre
Trama
Biografia o film storico? Film politico o rievocazione di un’epoca? Berlinguer, la grande ambizione (2024) del documentarista “impegnato” Andrea Segre è un po’ tutto questo e il regista utilizza molte immagini d’archivio di cui è esperto selezionatore. Si ricostruisce qui la vita famigliare e politica del leader del PCI, Enrico Berlinguer, nel momento di massimo successo del partito comunista italiano. Il periodo è quello che va dal 1973 al 1978 quando il progetto di un cambiamento della società, andando verso al compromesso storico con la DC, venne poi troncato dal vile omicidio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Omaggio sentito e pieno di ammirazione (senza trascurarne il volto umano con le difficoltà di figli e moglie ad affiancare un uomo sempre sotto i riflettori e spesso lontano da loro con le perenni sigarette in mano) per un uomo che volenti o nolenti è stato un grande protagonista della Prima Repubblica. Un uomo che, avendo come faro le parole di Gramsci, ha cercato di dare un volto nuovo al comunismo italiano, guardando sempre meno alla Russia (anche mettendosi contro a Breznev intervenendo in un Congresso del PC russo), ma ad un socialismo nella democrazia, sempre dalla parte di operai e uomini sfruttati (ce ne sono in giro ora? è la domanda da farsi). Personalmente è un ritrovare le radici di un’adolescenza passata tra Feste dell’Unità e la speranza di un’utopica uguaglianza dei popoli e degli uomini, speranza che con il tempo è stata castrata dalle politiche liberiste di Reagan e Tatcher e di tutti quelli che li hanno seguiti su questa strada. Gramsci e Berlinguer si leggono, si citano, ma non se ne prende esempio. Segre si avvale della prestazione straordinaria di Elio Germano e trasforma voti noti del cinema in quelli dei politici di allora: Pierobon/Andreotti, Citran/Moro, Acquaroli/Ingrao, Calabresi/Pecchioli, Pennacchi Barca e una Fabrizia Sacchi che sembra la reincarnazione di Nilde Iotti. (voto 6,5)
Stefano Barbacini
Trama a cura della redazione di
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