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Semina il vento (2020)
Regia
Danilo Caputo
Trama
Tempi di ritorni drammatici nel cinema italiano, e non solo, del 2020, tutti visti o rivisti nei festival online di questi giorni, con donne che devono fare il conto con i propri traumi (Tornare di Cristina Comencini), con suicidi, IRA e Brexit (Wildfire di Cathy Brady), con tentativi di riscatto che devono fare il conto con le tradizioni (Assandira di Salvatore Mereu) e, come in questo caso di Semina vento (su l'isola del cinema Festival), con l'amore verso la natura e la voglia di riscatto contro l'industria e il malaffare che hanno preferito inquinare e distruggere la natura preferendo il facile profitto e, come in Mereu, l'immagine di un attaccamento alla terra e alle tradizioni come scusa, piuttosto del tentativo di rimboccarsi le maniche e tentare di risorgere dignitosamente.
Di questo si accorge Nica, che dopo essere stata via per anni a studiare agronomia all'università, torna al paesino vicino a Taranto per prendersi cura della terra di proprietà della famiglia che sta andando in malora,
La colpa è quella di un virus che sta uccidendo gli ulivi e tutti sono convinti a lasciare andare le cose come vanno, trovando altre soluzioni, qualunque siano, senza troppi sbattimenti.
Nica comincia così la sua battaglia ecologista (ed imprenditoriale) partendo dalle cose piccole come ributtare l'immondizia nelle case di chi la scarica abusivamente in campagna, salvare una gazza, che diventerà la sua migliore amica, fino a trovare realmente la soluzione per il virus.
Caputo rappresenta così una realtà desolante, mostrando la contrapposizione fra la natura, mostrata svariate volte in tutte le sue declinazioni, e l'ottusita del popolo per il quale non c'è assoluzione.
Inesistente, ma era inevitabile, il product placement e le uniche marche che appaiono sono tutte casuali.
Trama a cura della redazione di
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